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Uno dei principi di Extinction Rebellion è che vogliamo una cultura rigenerativa, sana, resiliente, adattabile. Una cultura in cui si affrontano i conflitti quando si presentano. 

Il conflitto è inevitabile in ogni relazione importante. Nel sistema tossico, tentiamo di evitare il conflitto, e se diventa inevitabile, vogliamo “gestirlo” o “risolverlo”. Il problema però non è il conflitto, ma il tentativo di evitarlo. Se cerchiamo di evitarlo, il conflitto alza la voce per farsi sentire meglio e diventa conflitto doloroso, che all’estremo diventa violenza.

Crediamo che esista una terza via, che non sia né evitare né rispondere in maniera violenta.

Il conflitto può essere un’opportunità di crescita. È un segnale che qualcosa non ha funzionato nei nostri accordi e che questi chiedono di essere rivisti. Tutta una comunità di conflitto può insieme trasformare i conflitti, attraversandoli per crescere insieme.

Per evitare di ereditare implicitamente il sistema punitivo, tossico, che ci è stato trasmesso, abbiamo scelto di pensare esplicitamente, e andare a co-costruire, un “sistema di giustizia”,  allineato con i nostri principi e valori, un “Sistema per la Trasformazione Rigenerativa dei Conflitti (TRC)” costruito consapevolmente per non subire quello esistente.

Lo scopo del Sistema TRC è di

(1) riparare il danno;

(2) rigenerare le relazioni;

(3) reintegrare tutt* pienamente nella comunità.

Abbiamo quindi co-costruito con tutti i gruppi di supporto del “XR Supporto Italia (SIT)” per tutto il lavoro che facciamo a livello nazionale un Sistema TRC, che con qualche piccolo adattamento proponiamo per la Ribellione a Roma. Lo facciamo nella speranza di aiutarci a crescere e trovarci più connessi, uniti, efficaci nella nostra Ribellione per la Vita.

Il Sistema TRC è basato sui cerchi rigenerativi.

Scegliamo consapevolmente di affrontare immediatamente ogni conflitto, non appena si presenta, superando quell’automatismo acquisito di dirsi che “non è grave” o che “dovremmo essere in grado di affrontarlo da soli”. Usciamo dalle nostre “zone di comfort” e affrontiamo insieme, attore, o attori, di un atto, ossia di qualcosa che è stato detto o fatto (o non fatto) che non ha contribuito al benessere di uno (o più) riceventi, e quella comunità di conflitto che contribuisce a creare le condizioni ove il conflitto si manifesta.